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Villa Imperiale ( Parco naturale Monte San Bartolo )
Parco naturale del Monte San Bartolo
Vista dal Moletto verso il Monte Ardizio
Vista dal Moletto verso piazzale della Libertà
Vista verso il Monte Ardizio
Lungomare Nazario Sauro
Veduta aerea di Piazzale della Libertà
Veduta aerea del Comune Pesaro
Vista aerea verso il Monte San Bartolo
Veduta aerea verso il Monte Ardizio
Baia Flaminia e Monte San Bartolo
Vista mare dal Parco Naturale Monte San Bartolo
Vista verso il Porto di Pesaro dal Monte San Bartolo
Vista del Comune di Pesaro dal Parco Naturale del Monte San Bartolo
Vista aerea sul parco in direzione della città di Pesaro
Lungomare di Pesaro
Serie di Hotel sul lungomare di Pesaro
Hotel sul lungomare di Pesaro
Monte Ardizio dal mare
Vista dal Parco naturale del Monte San Bartolo
La Città di Pesaro, è posta tra due verdeggianti colline e lambito dall'azzurro Adriatico, Pesaro città antica e nuova insieme, patria di Lucio Accio e Pandolfo
Collenuccio, di Simone Cantarini e Giannandrea Lazzarini, di Terenzio
Mamiani e Gioachino Rossini, accoglie in sè eloquenti espressioni di un
passato più o meno remoto, ma sempre vivo nella coscienza della sua
popolazione intraprendente e laboriosa: da alcuni suggestivi resti di
capanne dell'età del ferro ai numerosi reperti italici, greci, etruschi
e romani amorosamente ordinati sin dal XVIII secolo nel Museo Archeologico
Oliveriano; dalla ricca quadreria legata ai nomi di pittori famosi quali
Giovanni Bellini, autore della notissima pala, alla splendida collezione
di ceramiche rinascimentali moderne e contemporanee del Civico Museo;
dalla possente Rocca Costanza quattrocentesca voluta da Costanzo Sforza
all'imponente Palazzo Ducale che sboccia sulla Piazza del Popolo di Pesaro con la sua elegante facciata
sforzesca e l'armonioso corpo di fabbrica roveresco; dalle singole
raccolte di manoscritti, pergamene, monete e opere a stampa della
Biblioteca Oliveriana ai preziosi autografi e cimeli rossiniani,
conservati dalla Fondazione Rossini in quel gioiello di architettura del
Settecento pesarese che è il
Palazzo Olivieri, sede di uno dei più prestigiosi Conservatori musicali
italiani e stranieri, alla cui direzione si sono succeduti musicisti come
Carlo Pedrotti, Pietro Mascagni, Amilcare Zanella e Riccardo Zandonai,
artefici primi della fama conquistata dalla scuola di musica pesarese. Pesaro è una
città ricca di preziose testimonianze archeologiche, storiche
e artistiche, destinata a scandire le diverse e complesse fasi della sua
lunga esistenza. Ora, se pensiamo al piccolo nucleo di abitazioni
protostoriche, sorto dal VI e V secolo a.C. a breve distanza dal mare e
dalla foce del fiume Foglia - importante punto di attracco per le navi
commerciali greche impegnate in Adriatico - e alla lenta ma progressiva
espansione da esso subita in età preromana, romana e postromana, non
possiamo fare a meno di riconoscere a quanti ne furono attivi protagonisti
il generoso impegno posto nel valorizzare la propria terra e nel
fecondarla con il proprio lavoro: prova evidente di un forte carattere e
di un grande spirito di iniziativa dei Pesaresi. Determinanti per lo sviluppo
dell'antica colonia di Pisaurum (184 a.C.) furono non solo la
vicinanza del mare e la presenza della via Flaminia quale
elemento-chiave cardo della sua viabilità interna, ma anche il
fervore creativo di un abile artigiano, organizzato in corporazioni di
arti e mestieri collegia riguardanti le più diverse attività,
alcune delle quali costituiscono ancor oggi la struttura portante
dell'economia pesarese: basti pensare alle corporazioni dei carpentieri
fabri navales, dei falegnami dendrophori e dei
lavoratori dell'eccellente argilla locale figulini. Uno stato di
fatto, questo, che purtroppo le tristi esperienze delle invasioni
barbariche, della guerra gotica e delle diuturne lotte fra Bizantini,
Longobardi e Franchi sconvolsero profondamente la città di Pesaro, causando perfino radicali
distruzioni, dalle quali la città seppe però risollevarsi al punto di
divenire, tra il XIV e XV secolo, uno dei più vitali centri urbani della
costa adriatica, ove tra l'altro erano attivi anche mulini, filande e
concerie di pelli, che utilizzavano al meglio un canale artificiale
presente all'interno dello stesso centro storico. Ora proprio in virtù di
siffatta situazione e della solerzia dei suoi abitanti la città, pur
restando sempre legata alla tradizione contadina, non tardò ad assumere
anche la caratteristica di città mercantile grazie alla presenza sin dal
1355 di una zecca ufficialmente abilitata a battere moneta e di numerosi
ebrei maestri nell'arte del cambio da essi praticata soprattutto in
occasione delle grandi fiere annuali, come quella di Santa Mustiola
all'inizio di luglio, della Madonna a metà agosto e di San Nicola e San
Terenzio in settembre, allorchè provenendo da ogni parte contadini,
mercanti, artigiani e uomini di mare affollavano in gran numero il centro
storico della città di Pesaro, ancora segnato dal "cardo" e dal "decumano" di romana memoria,
ma in graduale espansione verso la Porta Ravegnana e il fiume Foglia, là
dove il ponte romano permetteva a uomini e cose un agevole passaggio in
direzione di Rimini e della ferace Romagna. Fu per l'appunto la formazione
di veri e propri sobborghi extra moenia a rendere ad un certo
momento pressante l'esigenza di estendere e rafforzare l'antico e fragile
perimetro difensivo esistente; esigenza che, avvertita prima dai
Malatesta (1285-1445) e dagli Sforza (1445- 1512), venne poi tradotta in
realtà tecnicamente perfetta soprattutto dai Della Rovere (1513-1631), la
cui signoria- esercitata come quella malatestiana e sforzesca sia pur solo
nominalmente per conto dei pontefici- ebbe a segnare il periodo di
maggiore splendore. La Città di Pesaro infatti per loro merito si trovò non solo
difesa da una possente cinta fortificata pentagonale, opera illustre di
Pier Francesco da Viterbo e della sua scuola, ma anche arricchita
all'interno di nuovi edifici pubblici e privati al tempo soprattutto del
duca Guidubaldo II, il pricipe che Bernardo Tasso definì "sostegno sol de
l'italico onore" e che ebbe il merito di trasformare la città - non senza
cruccio degli Urbinati - nella vera capitale dello Stato e in sede
permanente di una corte tra le più fastose e splendide d'Italia. Ecco
perchè, possiamo affermare che i Rovereschi, più e meglio dei loro
predecessori, riuscirono a segnare profondamente una delle fondamentali
fasi dell'evoluzione artistica pisaurense; fasi che a noi tornano alla
mente ogni volta che guardiamo gli affreschi della cripta di
San Decenzio e la severa facciata della Cattedrale di Pesaro;
i portali gotici di
San
Domenico, San
Francesco e Sant'Agostino
e il "bel San
Giovanni, riecheggiante la fiorentina chiesa di Santa Maria Novella; il Palazzo Ducale, mirabile scenario di feste e rappresentazioni di
opere sul tipo dell' "Aminta" tassesca e insieme teatro di oscure congiure
e di ambigui incontri diplomatici; nonchè le singolari strutture dell' Imperiale, (all'interno del Parco naturale del Monte San Bartolo sulle alture della città) una tra le più accoglienti ville del nostro Rinascimento, dove si davano
convegno le più eleganti dame e i più illustri cavalieri che avesse
l'Italia del tempo, ben lieti di potervi vivere concretamente quella
"vita cortese" che trovava negli "Asolani" del Bembo e nel "Cortegiano"
del Castiglione una appassionata e analitica descrizione, e di potervi
ascoltare dotte dissertazioni e poetici componimenti, talora interpretati
dagli stessi autori, come la volta che Bernardo Tasso vi lesse l'
"Amadigi" e il figlio Torquato alcune pagine del "Goffredo". Nel 1574,
proprio mentre la corte continuava ad essere ambita meta di letterati,
scienziati e artisti e molti lavori di ampliamento e ristrutturazione
urbanistica erano ancora in corso , Guidubaldo II moriva e scompariva con
lui l'ultimo signore di stampo rinascimentale del ducato. Aveva inizio
così un nuovo corso storico sotto il figlio, lo scontroso e diffidente
Francesco Maria II, il quale, amante dell'isolamento e della solitudine
e chiuso per di più in una rigida spagnolesca concezione dello Stato, non
seppe opporsi nel corso della sua lunga esistenza - malgrado un vivo
interesse per le attività scientifiche - ad un processo di lenta decadenza
persino in settori nei quali l'età precedente aveva prodotto esemplari di
perfezione tecnica ed artistica di altissimo livello. Dopo il 1631, anno
della scomparsa del vecchio duca, morto senza eredi maschi legittimi, e
del conseguente ritorno del territorio roveresco allo Stato della Chiesa,
Pesaro iniziò a vivere un nuovo ciclo della sua storia, caratterizzato da
un progressivo impoverimento culturale ed economico e da un dilagante
conformismo religioso, secondo quanto veniva verificandosi in gran parte
dell'Italia seicentesca. Da allora la nostra città si trovò costretta a
vivere per oltre due secoli - salvo la parentesi napoleonica - sotto un
governo dalle strutture antiquate, causa non ultima di una pressochè
totale stagnazione. Nessun stupore quindi se anche dopo il 1860, anno di
passaggio dell'intera regione a parte integrante del Regno d'Italia, la città di Pesaro
continuò a condurre una esistenza dimessa e provinciale al punto di non
riuscire senza grande fatica a liberarsi dell'immobilismo che, per troppo
tempo, ne aveva condizionato mentalità e strutture; il che ci aiuta a
capire perchè non fu agevole per i Pesaresi staccarsi da certi pregiudizi
e da certe abitudini un po' codine e bigotte, che ancora all'inizio del
'900 ne condizionavano lo stile di vita. Ad un certo momento però, a
interrompere lo scorrere dei giorni monotonamente uguale e tranquilli,
venne un sindaco intraprendente e progressista che tra il 1909 e il 1914
procedette con ostinata fermezza allo smantellamento della cinta
bastionata roveresca, da lui considerata - oltre che simbolo
anacronistico di un regime liberticida - una grave remora per una
espansione urbanistica a largo raggio: da qui l'appellativo di
"demolitore" affibbiatogli con un pizzico di amara polemica e di risentita
ironia da quanti, meno di lui "progressisti", vedevano nelle superbe
vestigia del passato un distintivo di nobiltà non delenda, di cui la
città di Pesaro doveva anzi andare orgogliosa. E' con lui comunque che la vecchia Pesaro della fine dell'Ottocento, chiusa nelle sue mura e immersa
nell'atmosfera incantata delle vecchie stampe, cominciò a subire una
profonda metamorfosi, aprendosi definitivamente agli ampi spazi che la
separavano dalle verdeggianti colline e dalla mobile riva del mare. Così,
in nome di una maggiore razionalità e funzionalità il quadro delle
relazioni fra l'antico centro storico e il territorio fuori dalle mura
venne a poco a poco alterato ed ebbe inizio sia pure timidamente il
complesso e prolungato fenomeno dell'espansione urbanistica, che
contribuì a modificare nel giro di alcuni decenni la struttura stessa
della città e a proiettarla extra moenia verso forme di vita nuove
e inattese e in aperto contrasto con l'immobilismo del passato sulla base
di un deciso rinnovamento, quasi un annuncio premonitore di quell'
èlan vital di bergsoniana memoria, che doveva comunque tradursi in
piena e concreta realtà solo ai nostri giorni. Da allora infatti tutta una
complessa serie di eventi socio-economici e storico-culturali ha
contribuito a mutare radicalmente il volto della città,
trasformandola in un popoloso ed evoluto centro urbano, contraddistinto
nella zona mare da un'accogliente città-giardino e al suo interno da un
rinnovato fervore edilizio, affiancato da una espansione senza precedenti
nell'ambito delle zone periferiche, divenute tra l'atro sede di
importanti industrie, e nello stesso tempo agevolato da un progressivo
rinnovamento e da un rilevante potenziamento di tutte le attività
produttive, grazie allo spirito di iniziativa dei nostri operatori
economici, che hanno non solo concorso a trasformare l'antica
Pisaurum in una città decisamente apprezzata in campo industriale,
turistico e sportivo, ma anche favorito la sua elevazione a vivace centro
culturale, sede di importanti manifestazioni letterarie, musicali,
cinematografiche e teatrali: prima fra tutte il Rossini Opera Festival che,
sostenuto e valorizzato sin dal 1980 dal proficuo lavoro di studiosi,
artisti e organizzatori di primo piano, tanta eco ha suscitato e suscita
in Italia e all'estero.
Se desiderate passare un periodo di vacanze nella Città di Pesaro, qui di seguito troverete una pagina completa di tutte le strutture ricettive nel Comune di Pesaro: